Jonathan Coe – Bournville (2022)

Per gli anglofili appassionati, come la sottoscritta, Jonathan Coe rappresenta immancabilmente la sicurezza di potersi tuffare in storie che, in un modo o nell’altro, raccontano anche della Gran Bretagna e offrono un quadro, di volta in volta storico, sociale o psicologico, diverso. Nella sua ultima fatica Coe però supera sé stesso e ci regala una saga familiare che si snoda in un arco temporale abbastanza lungo, dall’incoronazione della giovane regina Elisabetta al lockdown di recente memoria.

Nel mezzo, poco meno di un secolo di eventi storici e sociali che fanno da sfondo alle vicende di Mary Lamb, che conosciamo bambina alla fine della Seconda guerra mondiale e seguiamo fino ai giorni presenti con i suoi figli e nipoti.

Tutto parte da Bournville, sobborgo di Birmingham nel quale ha sede una nota fabbrica di cioccolato (la Cadbury) che diventa, oltre e al di là del palcoscenico in cui si svolgono le storie dei protagonisti, anche il simbolo dell’eterno conflitto inglese: da un lato il desiderio di essere autosufficienti ed escludenti (anche il cioccolato può essere fatto secondo una ricetta autoctona) e, dall’altro, la necessità e l’urgenza di aprirsi e confrontarsi, alla pari, con gli altri paesi europei (e dunque accettare che gli ingredienti di ciò che può definirsi “cioccolato” siano stabiliti da un ente sovranazionale esterno, quale la nascente Comunità Europea).

Bournville è un romanzo godibilissimo e, a tratti, molto divertente che non rinuncia ad essere anche profondo e, come sempre accade con Jonathan Coe, anche molto commovente. Consigliatissimo!