J.R. Moehringer – The Tender Bar – Il Bar delle Grandi Speranze (2007)

Non c’è dubbio che la biografia sia la modalità espressiva di elezione di J.R. Moehringer. Il giornalista americano, vincitore anche di un premio Pulitzer, non solo è la penna dietro ai famosi memoir del tennista Andre Agassi e, più recentemente, del Principe Harry, ma si è cimentato in quella che forse è l’opera più difficile e cioè il racconto del suo percorso umano e professionale.

Nel suo libro The Tender Bar – il cui titolo viene tradotto in italiano con un riferimento dickensiano al posto dell’allusione a F.S. Fitzgerald – Moehringer ci coinvolge nel racconto della sua infanzia e giovinezza attraverso i personaggi che l’hanno popolata e i luoghi che ne hanno fatto da sfondo.

Incontriamo così il padre, presente solo con la voce, tanto avvolgente quanto estranea, da DJ, la madre, inevitabile e formidabile sostegno, nonché oggetto di tutti i sogni di riscatto del figlio, lo zio Charlie, sublimazione tragicomica della figura paterna, Sidney, la fidanzata dal doppio volto e tutti, ma proprio tutti, i coloriti e meravigliosi avventori del pub locale (il “Dickens”, appunto).

La formazione del giovane J.R. si svolge in una Long Island degli anni ’70 e ’80, meno fascinosa ma altrettanto tormentata di quella che fa da sfondo a Il Grande Gatsby e da lì l’autore insegue il sogno di diventare giornalista e scrittore (riuscendo anche a staccare un biglietto per Yale), mentre prende coscienza del legame che, qualsiasi cosa succederà, lo connetterà sempre con le sue origini.

E tale vincolo viscerale non è altro che il Publicans (così sarà infatti ribattezzato l’originario Dickens), idealizzazione e, al contempo, incarnazione del rifugio sicuro a cui poter sempre tornare, simbolo di appartenenza e di costruzione di genealogia (solo maschile), in una parola: un luogo sacro. E l’ossimorica sacralità di un luogo così prosaico – che a me ha funzionato da madeleine per ricordare Cin Cin (Cheers in originale), la longeva serie tv ambientata nell’omonimo locale di Boston – diventa la cifra per comprendere il percorso di formazione del giovane Moehringer che, alla fine e paradossalmente proprio per continuare a crescere, deve staccarsi da questo nido primitivo e natio, per fare il suo ingresso irrevocabile nella vita adulta.

The Tender Bar è un’autobiografia dal sapore di romanzo, molto piacevole e intrigante, scorrevolissima nella traduzione di Annalisa Carena, che ci consente uno sguardo non superficiale sull’universo maschile e gli inevitabili passaggi di crescita che lo caratterizzano.

Deliziosa, anche se inevitabilmente modificata e adattata alle esigenze del grande schermo, la trasformazione cinematografica del libro, con un bravissimo Ben Affleck nei panni della complessa e rilevantissima figura dello zio Charlie.