Sarah Perry – Il serpente dell’Essex (2017)

Cora Seaborne, la protagonista de Il Serpente dell’Essex di Sarah Perry (Neri Pozza Editore, 2017), è una delle figure femminili più affascinanti ed intriganti che mi sia capitato di incontrare nel corso delle mie recenti letture.

Siamo nell’Inghilterra di fine Ottocento e le donne di buona famiglia, soprattutto se vedove e con un figlio a carico, devono mantenere un profilo basso e moralmente irreprensibile per non essere fatte oggetto di chiacchiericci o di domande sulla loro rispettabilità.

Ma a Cora di tutto questo sembra importare davvero molto poco. La vedovanza per lei è sinonimo di una libertà mai assaporata prima: libertà da un marito dispotico e da una città, Londra, che non le appartiene fino in fondo.

Ha ambizioni niente meno che da scienziata e, in un’epoca a cui alle donne è proibito l’accesso ad ogni tipo di studio o dibattito scientifico, ha, come fonte di ispirazione e figura di riferimento, la paleontologa Mary Anning, studiosa autodidatta ma rigorosissima, cui si devono importanti ritrovamenti di fossili marini.

Cora è anche una madre ma, anche in questo ruolo, rifugge dagli schemi più tradizionali che la vorrebbero legata al figlio da un amore sconfinato e senza domande. Al contrario, lei guarda a suo figlio così come studia le ossa fossilizzate che scopre e colleziona, ovvero con distanza ed equanimità di giudizio ed è incuriosita da questo ragazzino che giudica, ma non osa definire apertamente, introverso, difficile ed eccentrico.

La narrazione si svolge fra la cittadina di Colchester e il minuscolo villaggio di Aldwinter, nella contea dell’Essex, dove la protagonista si trasferisce con il figlio riottoso e la tata Martha (figura secondaria ma tratteggiata in maniera molto interessante) a seguito. È qui che intende portare avanti i suoi studi naturalistici e qui si imbatte nei racconti leggendari di una creatura anfibia mostruosa, una sorta di locale mostro di Loch Ness, che dal fiume Blackwater esce periodicamente a terrorizzare gli abitanti dei villaggi vicini.

A lei non serve altro: sente di aver trovato una ragione ed uno scopo nel dedicarsi alla ricerca di prove della effettiva esistenza di questa bestia fantastica e si getta anima e corpo nel progetto, dimentica di tutto quello che le sta intorno, incluso il prestare attenzione al mantenimento di quel grado di rispettabilità – nel modo di vestire e di comportarsi – che la società pretende da una donna del suo rango.

Le vicende di Cora si intrecciano così sia con gli abitanti di Aldwinter, sia con alcune delle persone legate alla sua vita “precedente” di moglie e madre devota e, a tutti, la protagonista cerca di offrire il suo volto più sincero e scevro da ogni sovrastruttura imposta dalle convenzioni sociali.

L’impatto con la “nuova” Cora non potrà essere però privo di conseguenze, anche drammatiche, sulla vita di chi la circonda e Cora stessa si scoprirà, alla fine, profondamente cambiata e dotata di una diversa e sorprendente consapevolezza. E in tutto questo, la spasmodica ricerca delle prove dell’esistenza della creatura mostruosa si rivelerà un espediente, altamente simbolico, per iniziare un percorso personale che la ricondurrà di nuovo a Londra.

Il Serpente dell’Essex è un romanzo estremamente moderno, a dispetto della sua collocazione temporale, ed offre uno sguardo inusuale sulla figura femminile, al solito divisa fra aspettative convenzionali e realtà, fra ostacoli sociali e ambizioni represse e, soprattutto, fra ruoli imposti e aneliti di libertà da ogni vincolo.