Serena Dandini – La vasca del Führer (2020)

Col libro La vasca del führer Serena Dandini ci propone la biografia di Elizabeth (Lee) Miller, donna complessa e poliedrica che ha avuto il privilegio (e ne ha sopportato il corrispondente peso) di vivere molti dei momenti salienti e maggiormente difficili del ventesimo secolo. Bellissima e giovanissima modella per Vogue America, poi fotografa sperimentalista nella Parigi di Man Ray, Pablo Picasso, Jean Cocteau e Max Ernst e nella New York dei primi anni ’30, Lee Miller si è inventata reporter di guerra nel secondo conflitto mondiale. I suoi scatti, impietosi eppure empatici, ci hanno lasciato importanti testimonianze della cruda realtà delle zone di combattimento e delle città devastate dai bombardamenti e, soprattutto, ci hanno consentito di non poter volgere la testa di fronte all’orrore dei campi di sterminio nazista dopo la fuga dell’esercito tedesco.

Lee stessa non si è mai sottratta a nulla di ciò che la vita le ha posto davanti, accettando di portare sul proprio corpo i segni delle fatiche subìte, per ritirarsi poi, insieme al marito, Lord Roland Penrose, nella isolata Farmley Farm nel Sussex dove ha iniziato una nuova, disincantata fase della sua esistenza, dove ha avuto un figlio (col quale ha intrattenuto un rapporto assai difficile) ed è stata protagonista di curiosi esperimenti culinari riversati in un ricettario unico e particolare.
Lo sguardo di Serena Dandini sulla vita di Lee Miller è quasi quello di una fan e, non a caso, la storia raccontata è punteggiata da aneddoti della vita dell’autrice, a dimostrazione di come un personaggio che ci affascina non può mai essere completamente avulso dalla nostra esperienza personale.

La Dandini non nasconde di essere stata sempre incantata dalla figura di Elizabeth Miller, di cui tiene alcune foto appese nello studio dove lavora e sceglie di sviluppare la narrazione biografica attraverso i singoli scatti che hanno scandito la vita di Lee, sia quando ella è davanti, sia quando è dietro la macchina fotografica.

In questo modo il libro può anche essere letto – almeno questa è la strada che io ho seguito – ricercando parallelamente sul web le singole fotografie menzionate, consentendo così alle immagini di catapultarci ancora più a fondo nella realtà di questa donna così particolare. Il bianco e nero o il seppia delle foto ci portano, di volta in volta, davanti all’infanzia tribolata della piccola Lee, al volto angelico ed al corpo sinuoso dei suoi primi scatti da modella, alle foto di gruppo con i maggiori artisti del 900, alle foto con la tecnica della solarizzazione sperimentata con Man Ray ed a quelle dei volti sfigurati dei soldati in guerra, delle macerie desolate delle città bombardate e dell’umanità svilita, calpestata, negata ed esposta agli occhi del mondo – a perenne monito – dei campi di sterminio dopo la liberazione.
Ed ovviamente tutto prende spunto dalla foto da cui tra origine il titolo, che ritrae Lee Miller nella stanza da bagno dell’appartamento che fu di Hitler a Monaco, nella cui vasca si immerge, in maniera catartica e spudorata, di ritorno da Buchenwald e Dachau, del cui fango si preoccupa di lordare, simbolicamente, il candido tappetino.

Tutte le foto sono reperibili in rete e, quanto ai reportage di guerra, negli archivi online di Vogue. Infine, il libro di cucina A Life With Food, Friends & Recipes è tutt’ora acquistabile.

Personalmente, ho trovato questa modalità di declinazione del genere biografico molto originale e interessante perché i lettori non sono lasciati a guardare al di là del vetro, ma vengono trascinati dentro la storia. E se è inevitabile adottare, almeno in parte, lo sguardo e il punto di vista dell’autrice ciò, oltre a non rendere il viaggio meno affascinante, non lo rende, alla fine, neppure meno personale.