Il giro del mondo in 80 pezzi: Joni Mitchell, un’artista senza tempo.

“Io vedo la musica come fluida architettura”

(Joni Mitchell)

Ed eccoci approdati oltreoceano, più precisamente in Canada, terra di montagne che sfiorano il cielo, laghi dalle acque cristalline, parchi immensi che offrono allo sguardo panorami mozzafiato. E se nell’immediato la mente corre alle bellezze naturali e faunistiche di questo meraviglioso Paese e alle sue metropoli moderne e affascinanti, subito dopo non possiamo fare a meno di ricordare come il Canada abbia dato i natali ad una pletora di musicisti, cantautori ed interpreti di fama internazionale, da Leonard Cohen a Neil Young, da Alanis Morissette a Bryan Adams, da Celine Dion a Michael Bublé, per citarne solo alcuni.

In questa prima tappa canadese la scelta è caduta su Joni Mitchell, artista eclettica che è riuscita ad esprimere il suo talento attraverso molteplici canali, la pittura, la poesia, la musica.

Al secolo Roberta Joan Anderson, Joni nasce nel 1943 a Fort Macleod, a sud ovest di Alberta. La poliomielite la colpisce a 9 anni, un evento che segna la sua infanzia e, a detta della stessa Mitchell, contribuisce allo sviluppo del suo senso artistico.

Lo splendido timbro della voce associato a testi che raccontano vicende molto personali, ma al tempo stesso universalmente condivise, l’hanno resa una cantautrice tra le più apprezzate del nostro tempo.

Il continuo contrasto tra i toni alti e bassi della voce e l’armonia della sua chitarra, fortemente caratterizzata dall’uso di accordature aperte, danno un senso di non risoluzione che cattura l’ascolto rendendolo mai scontato.

Nel corso degli anni il suo talento musicale viene accompagnato da “architetti” di statura eccezionale che l’aiuteranno ad arricchire il suo sound, mantenendo sempre una grande raffinatezza nel connubio tra voce ed armonia.

Dai primi album della fine degli anni ‘60, con chitarra e voce, si arriva nel 2000 a Both Sides Now, sua diciassettesima fatica, in cui la voce è sostenuta da una vera e propria orchestra magistralmente arrangiata da Vince Mendoza.

Nel mezzo la Mitchell esplora i territori del folk, del pop, della musica elettronica e del jazz, distinguendosi per versatilità e creando un suo stile musicale.

Poetessa e pittrice, realizza personalmente molte delle sue copertine.

Viaggia tantissimo, trascorrendo molti anni negli Stati Uniti. Numerosissime le collaborazioni: David Crosby, Graham Nash, Jackson Browne, Larry Carlton, Herbie Hancock, Charles Mingus.

Proprio con l’album jazz Mingus del 1979, vede la nascita una formazione stellare che troverà la sua massima espressione nel doppio album live Shadows and Light del 1980: una squadra che dietro Joni Mitchell “ospitava” musicisti del calibro di Jaco Pastorius, Pat Metheny, Lyle Mays, Michael Brecker e Don Alias.

Negli anni 2000 Joni collabora ancora con artisti come Roger Waters, Peter Gabriel e tanti altri, mentre negli ultimi anni si è occupata principalmente di pittura, ostentando un forte risentimento verso l’industria discografica.

La musica di Joni Mitchell può essere considerata, a buon diritto, vera e propria cultura, un punto di riferimento per intere generazioni. La sua vena eclettica le ha consentito di spaziare fra i diversi generi con dischi capolavoro che hanno il dono e la caratteristica dei Grandi: quello di non essere mai fuori dal tempo.

Qui la vogliamo riascoltare in Black Crow dell’album Hejira nella versione live tratta da Shadows and Light.