Il Rock tra musica ed impegno sociale: U2 “The Joshua Tree”
Anno di pubblicazione: 1987
Casa discografica: Island Records
Produttore: Brian Eno e Daniel Lanois
Foto di copertina: Anton Corbijn
Il sodalizio tra rock e impegno sociale affonda le sue radici nei lontani anni ‘60 quando negli Stati Uniti la protesta nei confronti delle scelte fatte dal governo americano, sia in politica estera che interna, trovò un potente veicolo espressivo nell’arte, nella letteratura e, per quanto riguarda la musica, nel rock. Da allora l’elenco dei rockers che hanno fatto della loro arte uno strumento di sensibilizzazione politica, sociale e civile è veramente lunga: da Bob Dylan a John Lennon, da Bob Geldof agli U2, da Springsteen a Michael Jackson, ai Beastie Boys e la lista potrebbe continuare ancora a lungo. Non solo la loro scrittura ma anche l’impegno personale in iniziative di forte mobilitazione ed impatto emotivo, a sostegno di cause benefiche, testimoniano come la ben nota e abusata formula “sex, drugs, and rock’n’roll” sia spesso da considerarsi uno stereotipo molto riduttivo.
Esempi di tali iniziative sono stati eventi come Woodstock (1969) il cui messaggio di pace e giustizia sociale, al di là degli effetti concreti, è rimasto simbolicamente memorabile, il Live Aid (1985) organizzato per raccogliere fondi per la carestia in Etiopia, il Tibetan Freedom Concert, Festival svoltosi tra il 1996 e il 2001 a sostegno della causa tibetana, e ancora i due concerti “America: a Tribute to Heroes” e “United We Stand: What More Can I Give” per le vittime degli attentati del Settembre 2001. Né possiamo tralasciare l’esempio nostrano del Pavarotti & Friends che, per la bellezza di 10 edizioni, ha riunito decine e decine di celebrità a sostegno di importanti iniziative. Anche in tempi più recenti gli esempi non mancano.
In questo primo post sull’argomento vogliamo rendere omaggio agli U2 e in particolare a quello che, a detta dei più, è considerato il loro album migliore: The Joshua Tree.
La band, (Adam Clayton al basso, Larry Mullen Jr alla batteria, The Edge alla chitarra e Bono alla voce) formatasi a Dublino nel 1976, è un vero e proprio esempio di partecipazione sociale attiva. Dal contributo alla Band Aid nel 1985, David Hewson in arte Bono, cantante del gruppo, si è sempre reso protagonista di lotte per i diritti dei più deboli: si è impegnato incessantemente per sensibilizzare l’opinione mondiale sul tema della cancellazione del debito pubblico dei paesi più poveri, ha organizzato, nel 2005, il Live 8 per fare pressioni sul G8 in Scozia, senza dimenticare, già nel 2004, l’istituzione della fondazione “One Campaign” con lo scopo di riuscire a debellare la povertà e la fame nel mondo. Personalmente Bono è stato anche candidato, per ben 3 volte, al Nobel per la pace. Insomma, un vero e proprio protagonista non solo della scena musicale rock, ma, culturalmente parlando, un’icona a 360° insieme agli altri componenti della band.
Se è vero che il contenuto impegnato dei testi percorre trasversalmente tutta la loro produzione a testimonianza del loro costante contributo sul piano sociale e politico, la scelta da proporre in questa sede non poteva che ricadere su The Joshua Tree. Uscito nel 1987, distribuito dalla Island Record, questo album può essere tranquillamente definito come un punto di riferimento nella storia del rock. Le tracce di questo disco sono la perfetta addizione di blues, rock e gospel. La mano dei produttori Brian Eno e Daniel Lanois, due mostri sacri che vantano collaborazioni con Peter Gabriel, David Bowie, Bob Dylan ed i Coldplay è tangibile e fondamentale; infatti il sound innovativo dell’album è principalmente opera dei due, un marchio di fabbrica di grande valore. Il disco si sarebbe dovuto chiamare Desert Songs, ma Bono e compagni, in uno dei loro viaggi nei deserti californiani, rimasero affascinati dall’albero di Joshua, i cui rami magicamente appaiono come delle braccia sporte per incontrare la divinità.
La forza musicale del gruppo, che in questo meraviglioso album si manifesta a pieno titolo, sta nel perfetto equilibrio tra i quattro elementi. La sezione ritmica, basso e batteria, solitamente produce grooves non troppo articolati, quasi sempre con delle scansioni ad ottavi o quarti. Potremmo dire una ritmica alla “vecchia”, che segue i canoni delle band rock più famose. Il tutto eseguito con quella “sporcizia” e precisione che la rende unica e riconoscibile. La chitarra di The Edge è sicuramente il punto di forza assieme alla voce di Bono: la ricerca del suono, degli effetti, in particolare il delay – si ascolti l’intro di Where The Streets Have No Name – l’uso di posizioni alte sulla tastiera, con voicing sempre molto vicini, contribuiscono a creare il sound di un chitarrista unico nel suo genere. Quasi mai si ascoltano assoli di chitarra, ma sempre riff o interventi al servizio della canzone. Non un chitarrista virtuoso ma un chitarrista arrangiatore, potremmo concludere!
E nelle tracce ritroviamo tutta la caratura sociale e politica cui gli U2 ci hanno da sempre abituato. Così Bullet The Blue Sky è un pezzo particolarmente aspro, partorito dalla protesta contro la situazione politica in Nicaragua e San salvador; Mothers Of The Disappeared è dedicata alle madri dei desaparecidos argentini; Running To Stand Still mette in guardia dal pericolo delle droghe. Accanto a questi, brani come Where The Streets Have No Name, ispirato da un viaggio che Bono stesso aveva fatto in Etiopia, With Or Without You (costruita su di un ossessivo giro di basso ad ottavi su quattro accordi che non cambiano mai) e I Still Haven’t Found What I’m Looking For – il cui tema è stato variamente interpretato, ma che da molti viene riferito alla religione e più in generale della fede, insieme alla traccia In God’ s Country– che hanno ottenuto il primo posto nella classifica statunitense dei singoli. E ancora One Tree Hill, brano dedicato a Greg Carrol, assistente e caro amico della band, morto in un incidente stradale (One Tree Hill è una collina che si trova ad Auckland, in Nuova Zelanda, da cui proveniva Greg).
The Joshua Tree è un album intenso ed innovativo, può essere la perfetta colonna sonora per tutti gli stati d’animo possibili, punta di diamante di una band che, pur avendo fatto la storia del rock, non ha mai assunto atteggiamenti da superstar, al contrario ha sempre conservato una certa dose di semplicità e autoironia. Una storia vera… Alcuni colleghi musicisti qualche anno fa si trovavano a suonare in un famoso albergo in Francia, hanno alzato lo sguardo e trovato davanti a loro, seduti, Bono e The Edge. Ebbene, i due hanno ascoltato, applaudito e lasciato una cospicua mancia.