Eshkol Nevo – Tre piani (2017)

Eshkol Nevo ci guida fra la varia umanità che abita i tre piani di un ordinario condominio a Tel Aviv, scostando il sipario dall’ordine e dalla tranquillità che, dall’esterno, la caratterizza e rivelandoci, man mano che le storie personali dei protagonisti si dipanano, la ben diversa realtà in cui sono immersi.

Ogni capitolo è dedicato alla storia di una famiglia: un’unità distinta e apparentemente autonoma da quelle degli altri due piani, con le quali c’è una conoscenza soltanto superficiale ed effimera. Ogni nucleo, al riparo delle mura domestiche, vive la propria storia di lutti, rimpianti, desideri, aspirazioni, dubbi, incertezze ed errori che sembrano non avere effetti al di fuori dell’appartamento se non per un sottilissimo fil rouge che unisce tutte le vicende, anche se solo per pochi istanti.

Ogni racconto è narrato dalla voce di uno dei protagonisti che ci guida candidamente nei meandri della propria vicenda e del proprio sentire. Ogni vicenda umana è, con un inedito espediente narrativo, ricondotta dall’autore ai tre concetti della teoria psicanalitica freudiana: Es, Io e Super-Io.

Nella prima storia, il racconto di Arnon, giovane marito di Ayelet e padre di due figlie piccole, ci accompagna nell’esplorazione della natura nell’animo umano e delle sue irresistibili e incontrollabili pulsioni, spesso inconfessabili alla parte evoluta e razionale della nostra psiche e, tanto più, alla società in cui viviamo.

Nella seconda storia, Hani, madre di due bambini e perennemente sola perché il marito viaggia molto per lavoro, confida, in una immaginaria lettera a un’amica irraggiungibile, il suo continuo tormento per essere divisa fra un’inevitabile (e solitaria) responsabilità di madre e un potente anelito di libertà.

Nella terza storia, Dvora, un’anziana giudice ormai in pensione, registra, su una vecchia segreteria telefonica, un toccante e lunghissimo messaggio al marito defunto nel quale ripercorre e giudica, in dolorosi flashback, la propria vita con sguardo impietoso. La severità della sua valutazione è giocoforza indirizzata sia verso la sua vita familiare che le sue scelte lavorative.

Eshkol Nevo in questo romanzo si conferma un finissimo conoscitore della natura umana e del suo incessante istinto di nascondere, o almeno dissimulare, tutti i pensieri e le azioni considerate inammissibili nel contesto sociale ove viviamo e che, pure, ci definiscono e ci appartengono soprattutto quando dobbiamo affrontare un momento importante.

I tre piani della ordinata palazzina di periferia assurgono così a metafora dei tre piani della nostra mente e delle modalità con cui raccontiamo, in primis a noi stessi, quel continuo dialogo interiore che dobbiamo sostenere per continuare a vivere.