Silena Santoni – Volver (2022)

Buenos Aires 1977. La dittatura della giunta militare guidata dal generale Jorge Videla da un anno è salita al potere e il Proceso de Reorganización Nacional semina il terrore attraverso l’efferata e sistematica repressione di qualsiasi forma di opposizione.

L’individuazione, l’arresto e, sempre più frequentemente, la sparizione dei presunti sovversivi avvengono nell’indifferenza o peggio ancora con il consenso, più o meno tacito, sul piano internazionale: i Desaparecidos semplicemente scompaiono nel nulla, le loro famiglie vengono private di qualsiasi informazione. Nessun ceto viene risparmiato dal “Proceso”.

Seduta in un locale della capitale, Martina s’intrattiene con un gruppo di amici e compagni d’università. Studentessa di giurisprudenza, di buona famiglia, vive una vita agiata senza particolari problemi; ancora non sa che di lì a poco, l’incontro con un affascinante tanghero le sconvolgerà l’esistenza.

Otto mesi dopo quel primo incontro, la ragazza improvvisamente scompare; amici e genitori la cercano disperatamente ma invano, ciascuno col proprio pezzetto di verità insufficiente, da solo, a ricostruire gli eventi che hanno portato alla sua sparizione.

La vicenda di Martina diventa il fil rouge narrativo che lega le esistenze di altri personaggi, parimenti protagonisti, a ciascuno dei quali l’autrice dedica un capitolo del romanzo, e ogni capitolo si trasforma in una tessera da aggiungere al puzzle, fino al disvelamento finale.

Con salti temporali in cui il presente “ritorna” inesorabilmente ad un passato da cui non è possibile affrancarsi, Silena Santoni ci regala una storia di notevole potenza narrativa in cui si mescolano amore, sofferenza, lotta e disperazione, in una Buenos Aires martoriata dalla dittatura ma che non rinuncia alla sua anima, al blu violaceo delle jacarande, alle note struggenti e passionali del tango e della milonga, ai colori de La Boca.

E il racconto si intreccia magistralmente con la Storia di un Paese che ha subito anni di dittatura feroce, al termine della quale si calcolarono in 30.000 le persone rapite, torturate e uccise. Fra le vittime molte donne incinte, fatte partorire e poi assassinate, mentre i loro bambini furono dati in adozione a famiglie conniventi col regime.

Per decenni le Madri e le Abuelas di Plaza de Mayo, con i loro fazzoletti bianchi, hanno manifestato pacificamente davanti alla Casa Rosada, a rischio della propria stessa vita, sfilando ogni giovedì pomeriggio per lottare contro l’oblio.

Un libro intenso che, sotto le vesti di un noir appassionante e coinvolgente, va ben oltre i confini del romanzo di genere, divenendo testimonianza di una delle peggiori dittature della storia più recente.